I leoni della collina se ne sono andati,
ed io sono rimasta sola, così sola..
Scavate la tomba, larga e profonda
Che io sono malata e debole e vorrei dormire.
I falchi del bosco sono volati via,
ed io sono rimasta sola, così sola.
Scavate la loro tomba, larga e profonda
E lasciateci dormire fianco a fianco.
I draghi della roccia stanno dormendo,
di un sonno che non li lascerà mai nonostante i nostri pianti,
scavate la tomba e fatelo in fretta,
lasciatemi giacere sul corpo del mio amore.
Deponete le loro lance e gli scintillanti scudi
Ai fianchi di quei guerrieri,
più di una volta i tre uomini che ho di fronte
mi trasportano sui loro scudi.
Deponete sul fondo della tomba,
sotto ad ogni testa, una Claymore;
più di una volta questi tre nobiluomini
arrossarono di sangue le lame blu per me.
Deponete i collari, così come è uso,
dei loro segugi ai loro piedi,
più di una volta essi stanarono
il rosso, possente cervo per me.
Gettate dentro (la fossa) i cappucci dei falconi,
coltello e freccia, corda ed arco:
mai più accanto al torrente o nella pianura
cammineranno i gentili uomini dei boschi.
Dolci compagni per me siete sempre stati,
crudeli con me, vostra sorella, non foste mai.
Boschi e luoghi selvaggi, e vallate avvolte dalla foschia:
In essi io stavo come in un palazzo con voi.
Oh potessi ascoltare il canto del mio amore
Dolce come il trillo di una tromba;
come il beccheggiare delle onde dell’oceano
che gonfiano la voce intorno alla nostra dimora!
Oh potessi udire gli echi risuonare,
intorno al nostro capanno fatato nel verde,
delle tre voci che in un crescendo corale
infrangevano il silenzio sopra di noi!
L’eco adesso tace [dorme], piange perfino
l’allodola che da sola incanta il cielo!
Le labbra di Ardan non hanno più fiato,
la lingua di Neesa è fredda nella morte.
Cervo, esulta nella valle e sul monte,
salmone, salta dal lago alla fontana,
airone, riscaldati nell’aria,
i figli di Usnach non potranno più darvi la caccia!
In Erin voi non siete più,
padroni dell’arte della guerra;
mai più sarà il vostro destino
quello di reggere le sorti della battaglia!
Disgrazia per me! Con l’inganno e col torto,
il falso traditore ed il forte tiranno,
i discendenti del Clan Usnach hanno venduto e comprato
per la gloria di Barach e per l’oro di Conor [Conchobor]!
Disgrazia per Eman, dal tetto alle fondamenta!
Disgrazia per il Ramo Rosso, dall’ingresso alla sala!
Disgrazia dieci volte e nero disonore
Al falso e ripugnante Clan Conor!
Scavate la tomba, larga e profonda,
Che io sono malata e debole e vorrei dormire!
Scavate la tomba, e scavatela in fretta,
lasciatemi giacere sul corpo del mio amore.
Da http://www.celticworld.it/sh_wiki.php?act=sh_art&iart=523&im=1
Il testo della fiaba si trova all'indirizzo
http://rici86.altervista.org/antologia_irlanda.html.
mercoledì 18 aprile 2007
lunedì 16 aprile 2007
Francia: Ritrovata fossa dei sacrificati alla Dea Epona
Evreux (Fr) - Quaranta scheletri umani e cento di cavalli, ammucchiati alla rinfusa nei pochi metri cubi di terra di una fossa comune a 50 chilometri da Parigi.
Tornano alla luce ad Evreux, in Normandia, i resti dei sacrificati al culto della Dea Epona, la divinità celtica dei cavalli. Con un particolare inquietante: i resti scoperti dagli archeologi non datano all’epoca dell’invasione di Giulio Cesare, o immediatamente dopo. Le ossa e le ceramiche rinvenute risalgono a molto più tardi, al terzo secolo dopo Cristo, un periodo in cui la Gallia celtica sembrava del tutto romanizzata, anche nella religione. In epoca Antonina e Severa, semmai, l’unica alternativa al paganesimo romano era costituita dal montante cristianesimo. Almeno nelle certezze avute fino ad oggi dagli studiosi.
Oggi pare che l’antica religione celtica sopravvivesse ancora in pieno Impero, in tutti i suoi aspetti più agghiaccianti. “È la prima volta che rinveniamo qualcosa di simile in uno scavo", ha dichiarato al “Nouvel Observateur” Christian Goudineau, professore del College de France e specialista in archeologia celtica, “non si tratta di un’opera dietro la quale si possa immaginare una mano romana. I Romani erano estremamente razionali, eccellenti organizzatori che non lasciavano niente al caso, soprattutto in tema di sepolture”.
Fonte: Kataweb
Data: 28 gennaio 2007
Tornano alla luce ad Evreux, in Normandia, i resti dei sacrificati al culto della Dea Epona, la divinità celtica dei cavalli. Con un particolare inquietante: i resti scoperti dagli archeologi non datano all’epoca dell’invasione di Giulio Cesare, o immediatamente dopo. Le ossa e le ceramiche rinvenute risalgono a molto più tardi, al terzo secolo dopo Cristo, un periodo in cui la Gallia celtica sembrava del tutto romanizzata, anche nella religione. In epoca Antonina e Severa, semmai, l’unica alternativa al paganesimo romano era costituita dal montante cristianesimo. Almeno nelle certezze avute fino ad oggi dagli studiosi.
Oggi pare che l’antica religione celtica sopravvivesse ancora in pieno Impero, in tutti i suoi aspetti più agghiaccianti. “È la prima volta che rinveniamo qualcosa di simile in uno scavo", ha dichiarato al “Nouvel Observateur” Christian Goudineau, professore del College de France e specialista in archeologia celtica, “non si tratta di un’opera dietro la quale si possa immaginare una mano romana. I Romani erano estremamente razionali, eccellenti organizzatori che non lasciavano niente al caso, soprattutto in tema di sepolture”.
Fonte: Kataweb
Data: 28 gennaio 2007
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